Titolo:
“Relativity”
Autore:
Cristin Bishara
Data
di pubblicazione: 17 Settembre 2014
Editore:
Fabbri
Pagine:
278
Se Ruby avesse il potere di cambiare la
realtà, farebbe di tutto per cancellare il momento in cui suo padre ha deciso
di risposarsi, strappandola alla sua vita in California per trascinarla in un
posto in mezzo al nulla in cui è costretta a convivere con una sorellastra
diabolica. Se avesse il potere di cambiare la realtà, George sarebbe ben più
del suo migliore amico e lei gli avrebbe detto di essere innamorata di lui e
gli avrebbe dato un bacio, un bacio vero, prima di salutarlo. Se avesse il
potere di cambiare la realtà, sua madre non sarebbe morta in un incidente
stradale quando lei era ancora bambina, e Ruby non dovrebbe guardare una
vecchia foto sbiadita per ricordare il suo sguardo. Ma Ruby crede solo nella
scienza, e purtroppo sa che ciò che è stato non si può modificare. Almeno fino
a quando non scopre una misteriosa quercia in un campo di mais dietro la sua
nuova casa. Il grande albero custodisce un portale, un tunnel spazio-temporale
capace di trasportare chi lo attraversa in una serie di universi paralleli.
Ruby si trova così catapultata in nuovi mondi: ognuno è diverso dal suo, ognuno
presenta piccole o grandi variabili dell'universo che conosce, in ognuno c'è
una versione diversa di lei, delle persone che ama e della loro storia. Il suo
mondo ideale, la realtà in cui tutti i suoi desideri potrebbero avverarsi,
sembra essere a portata di mano. Ma quanti mondi dovrà esplorare Ruby per
trovare la combinazione esatta? A cosa dovrà rinunciare per poterlo scoprire?
La mia recensione
Buona domenica
amiche lettrici e amici lettori!!! Sono tornata per recensirvi “Relativity”, il
romanzo d’esordio dell’americana Cristin Bishara ed edito da Fabbri Editore,
che ho finito da un po’ ma che mi ha fatto pensare parecchio prima di
recensirlo. Capirete il perché leggendo la recensione!
Per
prima cosa parliamo della copertina: la Fabbri ha deciso di mantenere la
copertina originale che è davvero molto carina, ma che ha un grosso difetto,
ovvero non rispecchia la protagonista del libro. La ragazza in copertina è
vicina a questa enorme quercia (essenziale per l’evolversi della storia), ma ha
dei lunghi capelli scuri e un abito molto grazioso. Bhè la nostra protagonista
non è per nulla così, non è la solita bella ragazza che si trasferiscono e
conquistano il bello di turno; scordatevelo. Ruby è un’adolescente orfana di
madre che è costretta a trasferirsi dall’assolata California ad una piccola
cittadina dell’Ohio perché il padre si è risposato con un’artista del posto e
dunque è obbligata a seguirlo nella nuova casa con annessa “sorellastra” e ad
abbandonare George, il suo miglior amico per cui ha una cotta.
“Incrocio le braccia; sento un peso nel
petto per tutto ciò che ho perso. Ho lasciato tante cose dietro di me, a
trentacinque ore di autostrada da qui.” Ruby
Fin
qui vi starete chiedendo cosa c’è di strano, lo so…ma Ruby è diversa da ciò ci
viene propinato: ha i capelli corti, occhiali da vista, il tensore di Eistein
tatuato dietro il collo, secchiona, molto scientifica e razionale ed è
parecchio nerd. Questa è la prima grande differenza con il “classico”
paranormal romance/urban fantasy che siamo solite leggere (e che adoro, sia ben
chiaro) e ho accolto questa novità come una ventata di aria fresca e di
curiosità.
Tornado
alla storia…Ruby si trasferisce con il padre nella ridente Ennis, Ohio, e a
seguito di una lite con la non-simpaticissima sorellastra Kandy(vi stupirete
del suo vero nome!), Ruby scappa nel vicino campo sino ad arrivare alla quercia
che vede dalla finestra di casa: una quercia enorme che è protagonista di
inquietanti racconti della cittadina, ma a cui la nostra adolescente non intende
credere. Per nascondersi da Kandy si nasconde dentro la quercia stessa (esatto
ha una “porta”!!!) e si troverà davanti un volante che gira solo in senso
orario. Non è magia, attenzione, ma è un’invenzione che serve a collegare i
mondi paralleli (che in questo libro sono 10) e che la nostra protagonista,
scientificamente affascinata, girerà il volante e si troverà nel secondo
universo.
“Sono distesa su un letto d’erba; la sento
umida e fredda sulle guance. Il profumo della terra – della Terra – è la prova
che sono ancora viva. N2 e O2 dentro, biossido di carbonio fuori. Respira,
Ruby. Respira.” Ruby
Non proseguo oltre nella narrazione per
lasciarvi la suspance della storia e di permettervi di accompagnare Ruby per
mano nel suo viaggio.
Ciò
di cui Ruby si mette alla ricerca nel suo viaggio fra i mondi paralleli è la
ricerca della “vita perfetta”, ovvero di come sarebbero andate le cose se sua
madre non fosse morta nell’incidente, se suo padre non si fosse risposato, se
avesse avuto il coraggio di dichiararsi a George etc… Dunque punto focale del
romanzo è la ricerca di una nuova vita, della felicità e anche di se stessi e
l’accettazione di come il destino sia imprevedibile a disegnare le trame delle
nostre vite.
Ho
trovato molto interessante e ben sviluppata la parte scientifica del racconto
(anche se sono tutt’altro che un’esperta) e Cristin Bishara è stata molto brava
a spiegare tramite Ruby tutta la questione del multiversum.
“Il cioccolato è fatto di atomi. Gli atomi
sono fatti di elettroni, neutroni e protoni. Protoni e neutroni sono fatti di
quark. I quark sono fatti di stringhe, cioè anelli che vibrano. Che vibrano e
deformano la trama dello spazio, producendo buchi neri, tunnel e scorciatoie da
un universo all’altro. Ma ovviamente la teoria delle stringhe non è che una
teoria. Un’idea, un’ipotesi, una grossissima bugia, forse.” Ruby
Il
libro è scritto bene, scorre velocemente…forse troppo, perché ho avuto
l’impressione che man mano che la storia proseguiva perdessi per strada Ruby e
la sua ricerca; troppo frettolosa la fine del romanzo e troppe le domande a cui
non ha dato una risposta, una su tutte: dove finivano le Ruby degli universi
paralleli all’arrivo della nostra?
Detto
questo è certamente un romanzo molto molto piacevole, con quel tocco di
scientifico che dà un senso di realtà alla storia e che ci fa riflettere su
quanto la continua ricerca del mondo perfetto sia sostanzialmente inutile e che
la nostra “imperfezione” la creiamo continuamente, giorno dopo giorno con le
nostre scelte e lo zampino dell’instabile destino.
IL MIO VOTO
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