Buongiorno readers e buon inizio settimana!!!
Oggi vi presentiamo il nuovo affascinante romanzo di Giada Bafanelli, ovvero "Alone. Il solitario".
Autore: Giada Bafanelli
Data di pubblicazione: 9 Luglio 2015
Editore: Amazon Publishing
Pagine: 197
Prezzo su Amazon: 0.99€ ebook
Dopo
aver attraversato la Svezia, il cacciatore di lupi mannari Einar Ivarsson
arriva nella piccola e silenziosa città di Falun. Lì viene ingaggiato per
uccidere Kirsi, una ragazza che due mesi prima si è tramutata in mannaro,
aggredendo due uomini. Ma niente è ciò che sembra e, tra apparizioni misteriose
e rivelazioni oscure quanto pericolose, Einar si troverà a dover fare delle
scelte difficili che riporteranno a galla il suo passato.
Estratto: Einar guardò l’orologio per l’ennesima
volta. Detestava quando la gente non arrivava in orario.
«Vuole ordinare, ora?» la cameriera,
una ragazzina magra e piena di lentiggini intenta a masticare un chewingum, si
era accostata di nuovo al suo tavolo.
«No, grazie. Sto ancora aspettando una
persona.»
La cameriera rispose con un’alzata di
spalle e si allontanò.
Einar, sbuffando, si poggiò allo
schienale. Il suo cellulare era andato, e non poteva nemmeno chiamare la
cliente per sapere se fosse morta. “Quasi tre quarti d’ora di ritardo, cazzo…”
E pensare che si era dovuto alzare
all’alba e aveva attraversato in auto quella che a lui sembrava mezza Svezia,
per arrivare puntuale all’appuntamento in quel buco di città. Si voltò a
guardare verso la finestra: fuori aveva ripreso a nevicare così forte che era
difficile distinguere persino i palazzi dall’altra parte della strada. Era
ovvio che a quel punto, e per di più con un tempo del genere, non si sarebbe
presentato nessuno. Cercando di reprimere l’irritazione, si alzò dal suo posto
e si infilò il cappotto.
«’Fanculo» mormorò a denti stretti,
rendendosi conto che la cameriera lentigginosa lo stava fulminando da lontano.
Ma, considerando che aveva occupato per tre quarti d’ora un tavolo senza
consumare niente, suppose che quell’occhiataccia fosse più che meritata. Prese
il portafogli e lo aprì, alla ricerca di una banconota da lasciare sul tavolo
prima di allontanarsi. “Quante Corone di mancia andranno bene?”
Come se avesse avuto una sua volontà,
lo sguardo gli cadde sulla fotografia che teneva, ormai da anni, all’interno
del portafogli.
Eva sorrideva, in quella foto. I
capelli lunghi e biondi le ricadevano scompigliati sulle spalle; le labbra
rosse spiccavano come due petali sulla carnagione chiara.
Einar distolse lo sguardo e si morse
l’interno della guancia. Si accorse che una mano gli tremava, così richiuse il
portafogli e se la infilò in tasca.
«Signor Ivarsson?» una voce femminile
lo riportò alla realtà. Rialzò lo sguardo e i suoi occhi si posarono su un viso
di mezza età, segnato però da rughe che sarebbero dovute appartenere a una
donna molto più vecchia. «Sono Päivä Saarinen, ci siamo sentiti al telefono
l’altro giorno. Mi dispiace se l’ho fatta aspettare, ma sono stata bloccata a
causa del tempo.»
Einar ricacciò indietro la smorfia che
gli si stava dipingendo in faccia. «Signora Saarinen…» disse, stringendole la
mano. «Non si preoccupi, ero appena arrivato.»
Solo dopo che la cameriera ebbe preso
le ordinazioni, la signora Saarinen si arrischiò a rivolgergli un timido
sorriso di circostanza.
Einar conosceva bene quell’espressione,
perché era quella che di solito assumevano i familiari del mutato quando non
sapevano come cominciare il discorso spinoso che avrebbero dovuto affrontare.
Nonostante cercassero di mascherare la vergogna e la paura, Einar ormai era in
grado di riconoscere i pensieri dei suoi clienti.
Inoltre, tanto tempo prima, anche lui
aveva provato quegli stessi sentimenti.
«Allora» disse, per rompere il silenzio
che si era creato «al telefono mi ha parlato di un mutato, ma non ha voluto
aggiungere altro.»
Päivä Saarinen annuì. «Si tratta di
Kirsi, mia figlia. È successo due mesi fa» la signora Saarinen parlava svedese
con un accento finlandese così forte che Einar aveva paura di non riuscire a
capire le parole. «Io e Kirsi ci siamo trasferite da Tampere l’anno scorso,
dopo la morte di mio marito. Qui a Falun vive mia cognata, che mi ha aiutata a
trovare un nuovo lavoro e a rifarmi una vita. Sa, signor Ivarsson, non riuscivo
più a restare a Tampere: avevo troppi ricordi, laggiù.» La donna distolse lo
sguardo dal suo. «Purtroppo, per Kirsi è stato molto diverso. Lei è solo una
ragazza e io, accecata com’ero dal dolore, non ho pensato a quello che poteva
provare. Prima ha perso suo padre, e poi io l’ho sradicata dalla sua vita,
portandola qui. Ha finito per odiarmi.»
Einar annuì per educazione, anche se
non poté fare a meno di mettersi a tamburellare con le dita sul tavolo.
«Comunque, pur di stare lontana da me,
Kirsi ha cominciato a girovagare per la città. Usciva a tutte le ore del giorno
e della notte. Ero terribilmente preoccupata, ma lei non voleva starmi a
sentire. Anzi, se ne andava di proposito a orari improponibili, pur di farmi
stare in pensiero.»
«È normale, a una certa età.»
La signora Saarinen annuì, fissando la
tazza di blåbärssoppa che aveva davanti.
«Una notte, però, sono stata chiamata
dall’ospedale. Kirsi era stata aggredita da un animale, ed era ferita
gravemente» la donna interruppe il suo discorso per asciugarsi gli occhi col
polpastrello. «Mi scusi.»
«Si figuri.»
«Quando sono arrivata non mi hanno
nemmeno lasciata entrare. Due infermieri del turno di notte erano stati
sbranati, e Kirsi era scomparsa.»
«Com’era la luna, quella notte?»
domandò Einar.
«Piena» rispose. «È stata Kirsi ad
aggredire quegli uomini. Li ha uccisi, capisce? Un sopravvissuto l’ha vista.»
«Capisco.»
La donna scosse la testa. «No,
sinceramente non credo che lei possa capire.»
“E tu cosa ne sai?” pensò, ma evitò di
risponderle.
«Mi perdoni.» Lo sguardo che Päivä
Saarinen gli lanciò sembrava dispiaciuto.
Einar rispose con un’alzata di spalle.
«Il fatto è che non è facile, per una
madre, accettare una cosa del genere. Non riesco ancora a credere che Kirsi
abbia ucciso delle persone, io… non riesco a credere che sia mutata, che sia
successo proprio a lei.» La donna tornò a fissare il blåbärssoppa, poi prese un
respiro profondo e continuò: «È per questo che l’ho contattata, signor
Ivarsson. Kirsi ha bisogno di essere aiutata, e lei può farlo.»
Einar non riuscì a nascondere la
sorpresa. «Aiutarla?» Aveva parlato a voce troppo alta, e alcuni clienti si
erano voltati a guardarlo dai loro tavoli. «Signora Saarinen, io non posso
aiutare sua figlia. Nessuno può farlo» spostò la sedia un modo da potersi avvicinare
un po’ di più alla donna. «Una volta che il contagiato muta, non c’è modo di
tornare indietro.»
«Lo so» rispose lei. «Non sono una
sciocca, signor Ivarsson, e ho smesso di farmi illusioni molto tempo fa. Niente
tornerà più com’era prima. Ma una madre ha il dovere di aiutare la propria
figlia, ed è per questo che l’ho chiamata. Se la morte è l’unico aiuto che
posso dare a Kirsi, ebbene, glielo darò.» stavolta, la sua voce era chiara e
ferma. «La prego, uccida Kirsi per me.»
Link utili
Blog: http://paginemagiche.blogspot.it/
Facebook: https://www.facebook.com/GiadaBafanelliAutrice
Twitter: https://twitter.com/GiadaBafanelli
L’autrice
Giada Bafanelli ha 27 anni e le sue più
grandi passioni sono sempre state la musica e la narrativa, specialmente di
genere fantasy. Oltre al racconto urban fantasy “Alone. Il solitario”, ha
pubblicato il romanzo fantasy ispirato alla mitologia norrena “La figlia della
vendetta” e il prequel “I giardini di Asgard”.
Grazie mille! :)
RispondiEliminaGiada
Figurati!
EliminaCi fa piacere!!!
xoxo
F&F